Condivisione sale bianche

La Condivisione delle sale rappresenta uno spazio nel quale fruire delle sale create dai visitatori.

Elenco delle sale inserite:

 Sala di

 Descrizione della sala:

questa è la mia sala

 Oggetti nella sala:

 Sala di viachela

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 Sala di tinaminso

 Descrizione della sala:

En aquesta sala pretenc posar tots aquells materials que em resulten interessants per a realitzar classes amb els meus futurs alumnes o que puguin aportar-me idees per a la preparació d'activitats. A més hi ha obres que m'han cridat l'atenció i que considero que son enriquidores a un nivell més personal.

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 Sala di Elisa G.

 Descrizione della sala:

Questa sala la intitolo "Fiaba nell'Arte", perchè ho preso in esame il fiabesco presente nell'ambito artistico. In questa sala ho voluto spiegare di come arte e fiaba siano due ambiti molto vicini, di come il loro confine sia labile in quanto, basate entrambe sulla fantasia, sulla creatività, sul sogno. Nello stesso tempo mantengano un rapporto stretto con la realtà che le circonda. Le fiabe hanno sempre un fondo di verità che si può presentare con una morale finale applicabile al quotidiano. Gli stessi personaggi o le situazioni narrate provengono da fatti realmente accaduti. Anche per l’arte la realtà non è lontana in quanto rappresenta elementi reali, come ad esempio paesaggi o persone realmente esistenti, oltre le sensazioni e la visione del mondo dell’artista stesso. Sono inseriti in questa sala le tempere degli scolari di Federico Moroni; alcune illustrazioni di “Viaggio con figure nelle Fiabe Italiane” di Italo Calvino e alcuni quadri di artisti quali: “Siesta” di Mirò, “La vita di famiglia” Dubuffet, “Tutto ciò che pende” di Klee e infine l’opera “Scanner” di Matej Krén. Il filo conduttore individuato tra le è la voce dell’infanzia che emerge dalla quotidianità. Con questo progetto ho voluto sostenere l’importanza del nuovo, dell’immaginario e del fantastico che purtroppo si rischia sempre più di disperdere tra tecnologia, velocità ed individualismo di questa modernità sempre più attenta all’avanguardia di ogni cosa. L’avanguardia è importante per innovare e far si che anche il museo possa essere apprezzato da ogni tipo di utenza come luogo di cultura, esperienza e condivisione; ma deve avvalersi della presenza del fantastico, di quell’unicità che ogni individuo possiede, con la quale riesce a dar importanza ad un particolare, ad un’opera che non tutti apprezzerebbero. L’utente/visitatore diviene una risorsa su cui contare e con cui creare innovazione e anche trasformazione continua nel museo.

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 Sala di Maria Traini

 Descrizione della sala:

Silvestro Lega, l'artista di quest'opera, è uno dei maggiori esponenti della corrente dei macchiaioli, corrente nata in Italia alla fine del 1800 e che prende il nome dal tipo di pittura usato dagli artisti: la pittura "a macchie". I pittori apparteneti a questo filone hanno l'obbiettivo di rappresentare il vero, obbiettivo che si concretizza nel rappresentare scene di vita quotidiana. Ed è proprio una scena di vita quotidiana quella dell'opera "Le bamine che fanno le signore". Il quadro è chiaramente diviso in tre parti: la scena centrale vede protagoniste le due bambine, che vestite e pettinate da adulte tentano di comportarsi come tali, sorridendo e inchinandosi davanti alla loro mamma che, raffigurata sulla sinistra, costituisce la seconda parte del quadro. Vestita interamente di bianco, forse per far sì che l'attenzione dell'osservatore sia tutta per le bambine, la madre viene rappresentata seduta sul divano mentre cuce, ma appena vede le bambine alza la testa e non può fare a meno di sorridere. L'ultima parte del quadro è quella sulla destra, dove in penombra si vede la balia, che da dietro a una porta sbircia la scena. Partendo dalla visione di questo quadro in classe, si potrebbe poi attivare un progetto teatrale, in cui i bambini sono chiamati a immedesimarsi in altre persone (e questo è proprio ciò che fanno le bambine nel dipinto) e a calarsi in altre situazioni. Inoltre il quadro potrebbe essere lo spunto per un dialogo che abbia come tema i giochi che i bambini fanno a scuola e a casa: probabilmente emergerebbe che imitare i grandi è un gioco che appassiona tutti i bambini e che sicuramente a suo tempo ha appassionato anche la maestra.

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 Sala di Giorgia Palmerini

 Descrizione della sala:

Renoir, il padre dell'impressionismo. Una particolare attenzione va alla data dell'esecuzione dell'opera: 1906. In quegli anni Renoir si trasferisce a Cagnes-sur-mer, lontano dalla vita mondana di città. Siamo alla fase conclusiva dell'artista: nonostante la malattia grave, una forma particolare di reumatismo articoalre, continuerà a dipingere fino alla sua morte. Le sue ultime opere sono come un canto d'amore per la vita. Lo caraterizza sempre il suo ricco colorismo e la sua ricerca di unità tra luce, colore, linea e volume, tipico impressionista. Nella pittura impressionista le immagini quasi trasmettono una sensazione di mobilità e caratteristici sono i contrasti di luce, ombre, colri forti, vividi. Viene quasi evitato il blu e il nero. Altra caratteristica di questa corrente pittorica è la pittura "en plein air", cioè al di fuori del proprio studio, adoperandosi di un cavalletto portatile che consentiva di spostarsi e dipingere all'aperto. In questa opera infatti protagonista è suo figlio proprio mentre gioca. Notiamo infatti la mobilità, data dalla posizione delle braccia: quasi riusciamo a seguire il suo movimento mentre sposta il suo giocattolo e quasi sembra che anche l'altro braccio lo alzi per prendere l'altro pupazzetto; lo si può notare infatti dal suo sguardo, rapito, trasognato dalla storia che sta creando con le sue statuette. Sembra anche che non si accorga della presenza del pittore. Notiamo che anche lo sfondo ci da una sensazione di dinamismo e sembra che rimanda ad una dimensione atemporale : una grande distesa di azzurro, in contrasto con altri colori sulle tonalità del violetto, ci trasmette una sensazione di pace, tranquillità, trasognatezza, che riecheggia l'età del fanciullo. Le pennellate sono spezzate, e non seguono un andamento preciso. Tutto ciò esalta il colore del viso del fanciullo, e della sua maglia, dipinti molto minuziosamente. E' infatti importante notare con quanta precisione Renoir dipinge suo figlio: nello sguardo, completamente assorto e nei lineamenti della bocca, nel colore dei suoi lunghi capelli dorati. Particolare precisione è stata data anche dalla rappresentazione dei giocattoli di Claude. Se si osserva con attenzione vicino alla scatola e alle figurette si vede un albero, come se i personaggi si muovessero in un vero giardino. La luce illumina quasi tutta l'opera: non si riescono a cogliere particori ombreggiature se non sotto il mento del bambino e lungo il contorno della sua schiena.Il punto di vista sembra quello del pittore che guarda frontalmente suo figlio. La pace, la dolcezza che prova Renoir nei confronti del suo bambino traspare dalla rappresentazione di Claude stesso. Presentando questo quadro alla classe si potrebbe chiedere a ciascun alunno quale siano i loro giochi preferiti, se i loro gusti combaciano o no con quelli di Claude. Una volta fatto questo piccolo sondaggio che può essere eseguito o insaturando un dialogo con gli alunni, o anche in forma epistolare inviando le letterine a Claude (diventerà il nostro amico di penna), si può fare una raffigurazione dei loro giochi. si scoprirà che comunque ciò che accomuna tutti i bambini è proprio il gioco.

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 Sala di Valentina Loffredo

 Descrizione della sala:

Ho scelto di inserire due opere che avevo precedentemente commentato in quanto sono state le prime in assoluto a colpirmi. Ho aggiunto le parti che secondo me mancavano dell'analisi formale e ho spiegato per ognuna cosa mi ha portato a sceglierla. Se per "La chiave dei sogni" si tratta più di una curiosità, in quanto opera che si differenzia molto da tutte le altre, per quanto riguarda "Classe di Danza" di Degas il motivo è legato all'esperienza prettamente personale della danza.

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 Sala di Alice Bertani

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 Sala di Agnese Fantini

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CLASSE DI DANZA DEGAS: Ho scelto di inserire quest’opera nella mia sala bianca poiché, dal punto di vista della coesione, è quella che mi restituisce più di tutte una sensazione di equilibrio, caratterizzata da linee morbide,luminosità, colori tenui e numerosi particolari. Quest’opera senza dubbio suscita nell’osservatore una sensazione di grande armonia e delicatezza, un’idea di bellezza e naturalezza. L’intento dell’autore era probabilmente quello di rappresentare e “fotografare” in maniera realistica gli attimi diversi di una lezione, ed i movimenti differenti di ciascun soggetto. Dunque la coerenza secondo me è notevole: Degas aveva l’intenzione di rappresentare la realtà, di “catapultare” chi guarda in quella stanza, ci è riuscito molto bene. Inoltre dal quadro emerge il collegamento tra tutte le pose assunte dalle ballerine e la ricchezza di rapporti e personalità nel contesto educativo: questo era un altro probabile messaggio del pittore, ed il nesso è immediato. Infine,l’intento di Degas era non solo quello di restituire una sensazione di varietà e diversità, ma anche di ricordare ed evocare a ciascun osservatore i momenti ed i percorsi di formazione a lui cari, ricchi di emozioni e fasi diverse. Le varie mosse di ogni ballerina rappresentano per me non solo i vari momenti all’interno del mio percorso di danza, ma quelli che caratterizzano qualsiasi percorso educativo-formativo. Da questa percezione dell’opera si intuisce la situazionalità: il collegamento con il contesto scolastico. Nasce quindi una riflessione: l’insegnante deve valorizzare la ricchezza e diversità di ogni allievo, tenendo conto che in ogni classe ci sono un insieme di emozioni, di personalità, di caratteri diversi. Ne deriva la ripercussione sulla didattica ed un quesito fondamentale: una didattica passiva e unidirezionale o una didattica più stimolante e che rende attivo il bambino, quindi multimediale? In questo senso il pittore ci dà una risposta ed un consiglio: bisogna valorizzare il soggetto con una didattica che coinvolga differenti “pose” e linguaggi, come quella proposta dalla danza. Quest’opera è stata dipinta da Degas quando frequentava l’ambiente dell’Opera di Parigi, egli era affascinato dalle ballerine, quindi di certoil dipinto ha delle connessioni forti con il suo vissuto personale.

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 Sala di Barby

 Descrizione della sala:

L'opera di Picasso rappresenta una scena intima e privata, tratto che spesso caratterizza i dipinti del pittore negli anni '30, dopo il Periodo Rosa. Domina la scena una donna che, nella tranquillità della realtà domestica, si dedica alla lettura di un libro. Per quanto riguarda la coesione, trovo che l'opera sia caratterizzata da grande equilibrio nelle linee: esse sono morbide e curve, dai tratti marcati e continui, in cui l'utilizzo di contorni neri per le figure rende ancor più netto il contrasto tra i colori già molto forti e vivaci. Si osservano colori chiari associati ad altri scuri che mettono certamente in risalto ogni dettaglio del quadro; le linee curve e le forme geometriche danno un senso quasi di tridimensionalità alle immagini, carattere messo in risalto anche dai contorni delle parti del corpo della donna e degli oggetti. Tutto il quadro è all'insegna del movimento, luce ed ombra si affiancano creando un grande contrasto che rende l'opera di forte impatto. Di grande rilievo è il messaggio che l’artista trasmette: il momento della lettura, come pausa per la donna protagonista del quadro, attimo in cui evadere con la propria mente dalla realtà, ma anche importante occasione di riflessione. Si tratta di un’opportunità di apprendimento e di arricchimento interiore, per conoscere meglio se stessi e riflettere sulla propria vita. Non si trasmette,quindi, l'idea di lettura come pura “evasione” passiva dalla realtà, ma un entrare metaforicamente nel libro per poter, poi, tornare nella vita reale arricchiti di quegli insegnamenti che tale lettura ha suscitato nell’animo del lettore. Il corpo stesso della donna rivela un importante messaggio: ella poggia le gambe sulla poltrona, tipica postura di chi si sta rilassando; la donna si trova in un momento completamente suo, dove può svagare la mente e lo stesso atteggiamento composto del corpo perde importanza poiché ora centrali divengono gli occhi, che permettono inizialmente la lettura, e la mente, abile produttrice di pensieri. Tale aspetto viene ben evidenziato dall'espressione del viso della donna dipinta: i suoi occhi non sono sul libro, intenti alla lettura, ma sono “catturati” dalle riflessioni che le pagine lette hanno suscitato in lei: è la mente che ora viaggia, pensa e rielabora gli insegnamenti che la lettura le ha trasmesso. Per tali motivi, il quadro può avanzare riflessioni sia riguardanti i messaggi che il corpo propone nelle sue diverse posizioni, sia a proposito della "potenza" del libro, capace di far "evadere" la mente dalla realtà e, spesso, far scoprire al lettore idee e mondi nuovi, mai visti in precedenza. Sono rimasta molto colpita dall'opera di Picasso perchè nella figura femminile rappresentata rivedo me stessa: il mio stare accovacciata sul divano la sera completamente "catturata" dai libri che amo e in cui mi immedesimo, ma soprattutto il pensare, dare spazio a quelle riflessioni che sempre i libri, in particolare le poesie, suscitano in me: spesso trattano di esperienze di vita che io stessa vivo e che mi fanno riflettere, donandomi grandi insegnamenti.

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 Sala di simona.lardelli

 Descrizione della sala:

La scelta di queste due opere è dovuta al fatto, che possono dare una rappresentazione di una del mondo dell'infanzia; il disegno e il gioco (in particolare quello del "facciamo finta") Le bambine che fanno le signore, Lega Nell'opera vi è una sorta di equilibrio tra gli elementi rappresentati, anche se risalta il contrasto dei vestiti delle bambine (con colori più vivaci) con quello (bianco) della madre. Per quanto riguarda il significato che l'artista vuole trasmettere, non ritengo che questo sia così chiaro senza la lettura del titolo dell'opera, in quanto il ruolo delle bambine si presta a differenti interpretazioni. L'artista riproduce una scena reale, cosa che nell'800 era consuetudine. Siesta, Mirò La composizione dell'opera sembra trovare un suo equilibrio nell'utilizzo di forme semplici, anche se particolari; e di pochi colori e delle loro sfumature. Il significato non appare esplicito, anche se osservando l'opera il senso che dà è proprio quello di spensieratezza, di essere lontano dalla realtà. Si può notare come la rappresentazione sia stata influenzata da una corrente, il serrealismo, a lui contemporanea e di cui era un esponente.

 Oggetti nella sala:

 Sala di alice.21

 Descrizione della sala:

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 Sala di Morena Melega

 Descrizione della sala:

Come prima analisi formale voglio provare su questa opera perchè mi appare con pochi e semplici elementi. Premettendo che non sono un'esperta di arte posso provare a seguire i punti chiave dati a lezione. Per quanto riguarda la coesione posso solo dire che nella sua semplicità l'opera mi appare molto equilibrata e "armonica". Mi spiego,raffigurando pochi elementi il mio sguardo è concentrato sul bambino e sul tavolo cogliendo subito l'intera scena(a differenza nell'opera di Bruegel, Giochi di fanciulli nel quale il mio sguardo vaga da un dettaglio all'altro). Per quanto riguarda la coerenza per me Renoir ha dato chiaramente l'idea generale dei bambini sereni e tranquilli mentre si concentrano sul gioco. Dai lineamenti del bambino infatti mi appare rilassato e molto assorto nel suo gioco (potrei dire che ha lo sguardo quasi in "trance"). Il bambino dipinto non è un bambino a caso ma il suo terzogenito da questo si capisce a come ad Renoir piacesse osservare il mondo dell'infanzia e osservare affascinato i suoi figli durante il processo di crescita. Forse proprio perchè lui ha vissuto molte difficoltà nella sua vita. Personalmente il quadro mi colpisce molto per la presenza di colori chiari e semplici (sopratutto della parete e del bambino). L'unica cosa che mi lascia un pò perplessa è il bambino che sembra una bambina.

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 Sala di Sabrina Ragazzi

 Descrizione della sala:

Ho inserito nella mia sala bianca l'opera di Picasso del gennaio 1935 "La donna che legge" perchè mi ha colpito molto lo stile pittorico tipico del cubismo. ANALISI FORMALE:Per quanto riguarda la coesione si possono cogliere le linee curve, geometriche, il contrasto tra i colori caldi e freddi che caratterizzano il dipinto. Dal dipinto emerge il bisogno della lettura come momento di fuga, di evasione dalla realtà per rifugiarsi in un altrove fantastico. Il libro, la lettura come fonte di insegnamento sulla propria vita, come occasione di riflessione sulla propria esperienza. Inoltre ho inserito nella sala bianca l'opera di Renoir del 1906 " Claude Renoir mentre gioca" perchè mi ha colpito la grande espressività che emerge dal dipinto. Renoir amava osservare i bambini impegnati a giocare e da questa opera emerge l'amore per i fanciulli e per il proprio figlio ritratto mentre gioca con alcuni pupazzetti. ANALISI FORMALE: Per quanto riguarda la coesione si possono cogliere le linee caratteristiche della pittura impressionista: le superfici irregolari, il contrasto tra i colori, una maggior luminosità della pittura che illumina gli occhi e la bocca, lasciando neutro il resto del volto. Da questo dipinto emerge il riferimento al passato, alla propria infanzia che si ripresenta in questa opera attraverso il bisogno naturale del bambino di esprimersi attraverso il gioco.

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 Sala di Elena Masera

 Descrizione della sala:

Il quadro “Siesta” di Mirò dell’anno 1925 mostra i caratteri propri del surrealismo, movimento nato nel ‘900. Surrealismo, letteralmente “oltre la realtà”, sta a significare la volontà dell’artista di dare libero sfogo alla mente, di far emergere l’inconscio attraverso l’arte. L’artista rappresenta una serie di immagini senza nesso logico, su uno sfondo azzurro. L’azzurro è il colore predominante, del mare, del cielo, delle nuvole, che dà al quadro un senso di tranquillità, pace e riposo al quale il titolo “Siesta” si collega bene. Ma se osserviamo le immagini scollegate tra loro, aquiloni, cerchi, le linee rigide, i numeri e le lettere, ci danno più la sensazione di un’attività mentale, di pensiero in continuo movimento. Penso che il quadro voglia mostrare il contrasto tra il sogno e la realtà, tra il pensiero inconscio e il conscio. E anche la scelta del titolo mostra questa ambiguità. Con i bambini si potrebbe fare un’attività in cui ognuno rappresenta su un foglio quello che gli passa per la testa, anche se apparentemente scollegato è importante perché fa parte del nostro inconscio e spesso sembra essere legato alla vita di tutti i giorni.

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 Sala di Elisa

 Descrizione della sala:

Il quadro rappresenta un bambino che gioca con delle statuette. La cosa interessante è che lo sguardo del bambino sembra andare oltre il gioco, sembra che si sia perso in un mondo tutto suo dove neanche l'autore dell'opera è invitato ad accedere. Lo sfondo del quadro è riempito con grosse pennellate blu/azzurre mentre il viso del bambino e soprattutto gli occhi sono molto definiti, le pennellate sono piccole praticamente impercettibili. Il pittore Renoir focalizza la sua attenzione sullo sguardo del bambino lasciando che lo sfondo sia solo...sfondo! Tuttavia la profonda attenzione del pittore non lascia trasparire dal quadro nessun pensiero del bambino, quasi a voler rispettare la sua interiorità. La composizione è equilibrata sia nel colore (alternanza di colori caldi e freddi a seconda dell'importanza dell'oggetto) sia nelle forme (forme ben definite come il viso e gli occhi del bambino, e forme meno definite come le statuette o il tavolo). Inoltre c'è una profonda coesione con il titolo del quadro e il quadro in se: entrambi non vanno oltre la realtà di un bambino che gioca, non si addentrano nelle emozioni che prova, nei pensieri, nella fantasia...è "SOLO" (solo?) un bambino che gioca... Guardano questo splendido quadro possiamo capire forse con più forza i sentimenti del pittore-padre: un uomo costretto sulla sedia a rotelle per i forti dolori reumatici, forse stanco della malattia e della vecchiaia ma sempre forte nella pittura e nella voglia di ritrarre la vita nella sua pienezza e forza.

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 Sala di Francesca Babini

 Descrizione della sala:

Lega, "Le bambine che fanno le signore". Silvestro Lega appartiene alla corrente dei Macchiaioli, sviluppatasi in Italia a partire dagli anni sessanta dell’Ottocento. Il loro nome deriva dal fatto che gli appartenenti a questa corrente utilizzano una tecnica definita “a macchie”, che sfrutta il contrasto tra i colori per riprodurre la realtà. Le macchie, infatti, riproducono meglio la realtà rispetto a linee e punti geometrici. La situazione rappresentata in questo quadro è una scena di vita quotidiana: due bambine giocano a fare le signore. Lo sguardo dello spettatore si muove dal viso attento della madre, che accenna un sorriso, agli occhietti vispi delle bambine, che sono accompagnate dalla balia, la quale osserva la scena compiaciuta. Lo sfondo è incorniciato dalla carta da parati gialla, che fa risaltare i colori dei vestiti delle bambine e l’abito bianco della madre. In linea con la corrente del pittore, si vede la dimensione realistica della scena ritratta: la madre intenta a cucire si interrompe per ammirare le sue bambine, queste si sono travestite da signore, infatti indossano abiti visibilmente troppo lunghi per loro e che creano uno strascico. Guardando questo quadro assieme alla propria classe, si potrebbe parlare dei giochi che fanno gli alunni, cercando di paragonare i giochi moderni a quelli delle bambine del quadro. Inoltre, il tema del travestirsi richiama la recitazione e il gioco di ruolo: il dipinto può suggerire attività di immedesimazione in personaggi. Ho scelto questo quadro perché è realistico, rappresenta una scena di vita quotidiana, quindi si presta a un lavoro in classe poiché è di facile comprensione. Osservando il dipinto io stessa mi sono immedesimata in quelle bambine, per questo mi riuscirebbe semplice proporlo a una classe.

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 Sala di enrica distefano

 Descrizione della sala:

ANALISI FORMALE: Il quadro esprime una freschezza infantile che scaturisce dalle tonalità vivide dei colori, e, nonostante siano appariscenti e molto contrastanti (rosso vivo, azzurro,bianco,marrone,verde), l’equilibrio sembra essere reso dalla morbidezza, la continuità e la rotondità delle forme. Il quadro appare brillante per via della luce che da esso scaturisce, non si riscontrano zone d’ombra molto significative e il tutto regala un forte senso di pace e familiarità, la stessa che probabilmente l’autore vuole comunicare mediante una coerenza realizzata sposando alla perfezione l’andamento dei colori con quello delle linee. Il quadro ben rende l’idea del movimento, dell’azione. Tuttavia, nel suo dinamismo, la percezione che abbiamo di essa è quali sottile al nostro occhio in quanto i gesti appaiono rallentati, quasi a voler catturare momenti, istanti in cui il piacere del fare prende una forma concreta e si trasforma in sensazione. Sono attimi quelli che l’autore vuole immortalare, momenti quasi estatici che, nonostante il discorrere incessante del tempo, emergono e si imprimono nella mente con una potenza “delicata” quale è il gioco dei bambini. Si può inoltre notare che il bambino raffigurato può essere facilmente scambiato per una bambina per via dei lunghi capelli raccolti dal nastrino rosa. Questo è un aspetto interessante perché attribuisce al soggetto raffigurato uno stato di grazia quasi angelico, raggiunto attraverso la spontaneità e la naturalezza dell’essenza del gioco. Quest’opera mi ricollega inoltre al pensioero di Froebel, il quale sosteneva che il gioco, in quanto attività spontanea, anomica e fine a se stessa, fosse espressione dello svolgimento e del continuo divenire dell’assoluto.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Melissa Pagnoni

 Descrizione della sala:

Analisi Formale: "Scanner" In questa installazione l'equilibro diviene il carattere centrale di tutta l'opera in quanto i libri sono stati incastrati perfettamente l'uno sull'altro sembrando mattoni che vanno a costruire una torre, la loro disposizione è perfetta. Inoltre le copertine di colori diversi formano un vero e proprio arcobaleno di toni distinti. L'autore si è particolarmente concentrato sui mezzi di elaborazione e di trasmissione del sapere, creando suggestive associazioni fra la loro relatività storica, ideologica e la sperimentazione di varie forme di illusionismo ottico e percettivo. Il libro viene “usato” come materiale grezzo per un processo artistico che recupera diversi livelli di interpretazione e di esistenza. In quest'opera l'artista vuole farci provare la vertigine del vuoto, dell'infinito, di qualcosa che scorre lontano da noi e che è irraggiungibile ai nostri occhi. L'oggetto utilizzato può trasmettere numerosi messaggi al lettore dell'opera: ricordare che ogni libro costituisce un'avventura, far ritrovare il piacere del leggere che oggigiorno si sta sempre più perdendo lasciando lo spazio alle nuove tecnologie,far vivere il solletico dell'ignoto o semplicemente dimostrare quanto valore può avere ogni singola parola. Personalmente penso che quest'opera sia molto accattivante in quanto riesce a trasmettere quella curiosità che ti spinge ad andarla a visitare dal vivo; è un'opera originale, contemporanea, al passo con i tempi e parallelamente ti lascia in impasse, bloccato davanti all'ignoto.

 Oggetti nella sala:

 Sala di silvia.lotti

 Descrizione della sala:

Coesione e coerenza. Nell'opera di Degas dominano colori tenui, beige/senape e il bianco brillante dei tutù delle ballerine, dando l'idea di una sala da ballo ampia e luminosa. Ci sono tre nuclei di colore scuro, marrone, che in linea di susseguono dal maestro con il pianoforte, lo specchio e infine la porta. Tutto è disposto in maniera armoniosa, chiara, molto realistica: lo spettatore può sentirsi realmente al cospetto della lezione di danza, la cui Bellezza e grazia sono esaltate dalle ragazze, morbide, candide e giovani. Nella seconda opera domina la luce nella parte superiore, la quale scema verso l'oscurità nella parte inferiore con l'allungarsi del vortice. Nella parte superiore si distinguono singolarmente i libri, con le pagine bianche e le copertine colorate. È la contrapposizione della bellezza luminosa (anche intellettuale) che ci donano i libri ora, contro l'oscurità verso cui andiamo incontro in un futuro senza libri (oscurità anche della mente, ignoranza). Ambiguità. Le opere rappresentano molto le mie esperienze culturali, quelle più solide, a cui sono vicina sin da quando ero piccola. La lettura e la ginnastica ritmica, una disciplina sportiva figlia della danza classica. Mi sto accorgendo proprio in questi giorni, che per quanto tenti di staccarmi da esse, un po' per mancanza di tempo, un po' per volere mio, in realtà mi risulti impossibile. Ormai ci sono legata per sempre. Non mi resta che dire per fortuna! Anche Degas, come sappiamo amava molto le ballerine, infatti le ritraeva molto spesso in diverse situazioni.

 Oggetti nella sala:

 Sala di sara.passa

 Descrizione della sala:

Il pittore utilizza nel ritrarre il proprio figlio, linee morbide,continue ed avvolgenti che si estendono in diverse direzioni. Le forme sono tondeggianti, si veda per esempio, il maglioncino del piccolo Renoir, la sua faccia paffutella ed i suoi capelli voluminosi. L'utilizzo di colori caldi ed espressivi ci conferisce tutta la gioia, la felicità e la naturalezza del momento del gioco. Vi sono rappresentati i movimenti del bambino mentre sposta, anima i suoi soldatini. La luce è incentrata sul volto, suoi dolci e puerili lineamenti, i quali ci restituiscono l'affettuosità propria di un padre. Le linee del tavolo e dello schienale della sedia conferiscono profondità all'opera, inoltre vi è presente l'ombra della mano del piccolo e dei suoi giocattoli. Questo quadro mi piace molto, sia per i tratti tipici dell'impressionismo sia per ciò che rappresenta. A mio parere restituisce perfettamente il momento del gioco, in cui il bambino è perso nella fantasia e nell'immaginario. Rappresenta infine, anche l'amore e il bene di un padre nei confronti di un figlio. A partire da questo quadro, si potrebbero analizzare altri tipi di giochi utilizzati dai bambini in quegli anni e confrontarli con quelli di oggi, oppure concentrarsi sul modo di rappresentare i fanciulli, sui loro indumenti e molto altro. E' come se si trattasse di una fotografia che immortala e ricorda Renior in un momento della sua infanzia, se ci pensiamo anche tutti noi ne possediamo molte della nostra.

 Oggetti nella sala:

 Sala di debora.sabbatini

 Descrizione della sala:

" Tra realismo storico e interiorità dell'animo umano ": due opere appartenenti a due epoche molto lontane, due opere che esplorano due dimensioni facenti parte della vita di ogni persona, legate dal filo rosso del desiderio di sottolineare l'importanza e dare voce all'età infantile.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Giulia Tonelli

 Descrizione della sala:

JUAN MIRÒ – “SIESTA” Dipinto a olio del 1925, di matrice chiaramente surrealista, di cui Mirò fu uno dei principali esponenti. Figure prive di spessore, trasfigurate, semplificate e cariche di un valore simbolico che rimandano all’inconscio dell’artista, ad un mondo onirico in cui elementi di varia natura si mescolano per esprimere significati spesso ambigui. Lo sfondo di colore azzurro è l’elemento unificatore dell’intera composizione che risulta equilibrata, frutto di uno studio attento da parte dell’artista a discapito di una composizione non mediata dalla ragione, così come voluto dai principi fondanti del surrealismo, messi per iscritto da Andrè Breton nel 1924. “Siesta”, questo il titolo dell’opera, un titolo perfettamente coerente con il colore protagonista della composizione: il celeste. Secondo la teoria pittorica di Kandinskij (autore che ebbe un influsso su Mirò), infatti, linee, forme e colori differenti hanno un valore “spirituale” ben definito che provoca sensazioni specifiche nell’osservatore: il celeste, in particolare, spesso associato alla figura del cerchio, è un colore “pacato” capace di evocare una sensazione di calma e l’idea di infinito. Per questo si può dire che vi sia un’apparente antinomia tra lo sfondo sottostante, in armonia con il titolo, e le figure che lo animano, rappresentanti giochi di bambini (girotondi e aquiloni?) e per questo più dinamiche. Tuttavia una possibile interpretazione potrebbe essere la seguente: la dinamicità dei giochi e delle attività dei bambini si svolge comunque in una dimensione infantile e quindi di incoscienza, di libertà, svincolata pertanto dalle regole restrittive che al contrario stringono gli adulti in una morsa (questione per altro, trattata in seguito dal movimento surrealista). Per questo il colore azzurro, per questo le forme stilizzate che richiamano i disegni dei bambini: una manifestazione dell’inconscio, senza la mediazione della ratio, in una composizione equilibrata e carica di significato, tutta da interpretare, per la ricchezza delle forme presenti. Il quadrato, ad esempio, con queste linee spezzate oblique che ricordano lancette di un orologio, oltre che un aquilone, forse simbolo “del tempo che passa” e della “siesta” che giunge al termine, poiché un giorno i bambini dovranno smettere di giocare e di sognare in questo mondo parallelo ed entrare nella realtà. Abbiamo poi quelle che ricordano ali, le ali che hanno i bambini e che consentono loro di volare con la fantasia. Il cerchio, il girotondo, emblema di equilibrio e armonia posto in posizione diametralmente opposta alla “nube” nera, caratterizzata da raggi che ricordano la fase raggiata nello sviluppo del segno infantile, forse simboleggiante le paure dei bambini, un piccolo angolo buio in una dimensione che altrimenti si presenta come spensierata e leggera, quasi sospesa ad un filo (idea suggeritami dalla linea orizzontale che attraversa il quadro). Un dipinto, in definitiva, che regala all’osservatore una complessiva sensazione di serenità e innocente armonia, al contrario dell’inquietudine trasmessa da molti dipinti surrealisti. P. A RENOIR – “CLAUDE RENOIR MENTRE GIOCA” “Claude Renoir mentre gioca” è un’opera risalente al 1905, in un periodo in cui l’artista, a seguito di un viaggio a Roma che lo porta ad approcciarsi nuovamente al disegno e alla linea, si allontana in parte dalla matrice impressionista (che infatti si concentra sempre di più sul paesaggio) per dedicarsi alla riproduzione di figure umane, in particolare donne e bambini. L’artista conserva tuttavia uno stile impressionistico nell’uso puro del colore, per cui i volumi dei personaggi ritratti si dilatano e le pennellate assumono un andamento incurvato, ricco di materia pittorica. Renoir raffigura con grande sensibilità il proprio figlio mentre gioca, riuscendo a rendere attraverso l’uso del colore steso puro e in moti circolari sullo sfondo, il momento di estrema concentrazione ludica in qui il bambino è immerso, quasi fosse in uno spazio indefinito, determinato dalla sua sola fantasia. Il bambino è infatti ritratto con i suoi giocattoli, intento in un gioco di invenzione in cui è estremamente coinvolto. L’azzurro sullo sfondo, mescolato a tinte bianco rosate disposte “in spirali”, richiama una sensazione di calma e serenità, un colore che per questa ragione ben si accosta alla dimensione infantile (richiamo in proposito le mie considerazioni sull’opera di Mirò “La siesta”). Credo che l’artista sia riuscito perfettamente nell’intento di rendere non tanto la fisiognomica del figlio (che rimane per lo più poco definita) quanto piuttosto il suo stato mentale, il suo inconscio, potemmo dire. È proprio per questo che ho scelto di accostare quest’opera alla Siesta di Mirò, poiché ritengo che entrambe rappresentino molto bene il mondo dell’infanzia.

 Oggetti nella sala:

 Sala di cecilia.casadei2

 Descrizione della sala:

La scuola di Atene: - COESIONE: la coesione, ovvero l'equlibrio della composizione, è notevole. Essendo un'opera classica, la ricerca della perfezione, della prospettiva e della più assoluta somiglianza all'originale fanno si che la coesione sia una caratterisitca fondamentale. - COERENZA: il collegamento tra titolo e opera è evidente, quello che Raffaelo esprime con il titolo è quello che emrge dalla visione dell'opera. - SITUAZIONALITA': il quadro, per quanto realistico e realizzato alla perfezione non lascia molto spazio ad altri collegamenti, inizia e finisce nel momento rappresentato. - AMBIGUITA': io amo profondamente questo quadro, la sua perfezione, la ricerca dei particolari, lo stile, i colori, i significati nascosti e che si colgono solo con un'osservazione attenta lo rendono, a mio avviso, l'apoteosi dell'opera d'arte.

 Oggetti nella sala:

 Sala di rita.colangelo

 Descrizione della sala:

 Oggetti nella sala:

 Sala di Antonella

 Descrizione della sala:

L'autore di quest'opera è Matej Krén nato a Trencin nel 1958 è un artista slovacco contemporaneo il *”suo lavoro non solo tocca problemi molto attuali, come ad esempio come cancellare i confini tra realtà e finzione, la memoria e il presente, ma anche su temi classici dell'arte. Tipico del suo lavoro è una ricerca di una complessità di contenuti espressi in un linguaggio monumentale e comprensibile.” Quest’opera Scanner è un istallazione creata per il Mambo è una torre di libri alta 11 metri e realizzata utilizzando 90.000 libri incastrati uno sull’altro come fossero mattoncini. All’interno della struttura sono posizionati degli specchi i quali amplificano lo spazio modificando la percezione degli spettatori che entrano nell’opera. Dall’immagine qui proposta si comprendono bene le sensazioni di disorientamento e infinito che una persona puo’ provare entrando all’interno di questo angusto tunnel di libri percepito come infinito. Un istallazione scenografica all’interno della quale non si muovono gli attori ma siamo noi stessi ad essere invitati ad entrare venendo coinvolti fisicamente nell’opera e con l’opera. La struttura è realizzata con due oggetti frutto della produzione industriale, oggetti “banali” presenti sempre nella nostra quotidianità, i libri e gli spechi che perdono il proprio valore di oggetto è si trasformano in un idea, in un fatto mentale che viene interpretato autonomamente e in diverso modo da tutte le persone che entrano in contatto visivo e/o fisico con l’opera. Gli specchi presenti nell’istallazione mi fanno pensare alle opere di Pistoletto in cui la scultura riflette la realtà esterna e lo spettatore che la guarda entra dentro l’opera modificandola. In questo caso l’attore di questo processo viene illuso a livello percettivo ed esso stesso sa di illudersi entrando in un infinito tunnel di libri che non esiste, gli specchi quindi diventano una sottile linea di divisione tra la realtà e l’illusione. L’elemento centrale che costituisce l’intera struttura è il libro, che diventa arte insieme allo spettatore che è costretto dalle innumerevoli sollecitazioni percettive, olfattive, tattili e visive ad interrogarsi sul suo rapporto con il libro, sulla sua storia, sul suo potere illusorio e reale. Gli spunti che ci offre la visione di questa istallazione sono numerosi, si potrebbe ipotizzare un percorso per bambini di arte contemporanea legata agli oggetti o ai materiali utilizzati dagli artisti proponendo anche una visita al Mambo, oppure un percorso legato al libro e al rapporto con essi. http://www.undo.net/it/videofocus/1270055552 *http://www.matejkren.cz/en/matej-kren/biography.php

 Oggetti nella sala:

 Sala di giulia.aulicino

 Descrizione della sala:

Le due opere selezionate raffigurano entrambe un momento di quotidianità in cui sono protagoniste delle bambine da una parte in vesti adulte con Lega e dall'altra in preparazione ad balletto con Degas. Due estratti di vita più che mai attuali con un'attenzione al particolare davvero incredibile.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Elisa Montanaro

 Descrizione della sala:

Sala Bianca: Una sala dove tutto ispira e tutto può ispirare, dove l'arte è libera espressione.

 Oggetti nella sala:

 Sala di rita

 Descrizione della sala:

Se la caratteristica dei Macchiaioli è quella di prediligere il quotidiano e i più schietti sentimenti umani, di certo Lega qui c'è ben riuscito: il dipinto è coerente con il titolo dell'opera stessa e con ciò che vuole rappresentare. La coerenza la si nota dal gesto sorpreso della madre, dagli sguardi e dalle movenze delle bambine fiere ed orgogliose del loro risultato, dai loro abiti troppo lunghi e larghi per poter essere indossati veramente, ma soprattutto dallo sguardo curioso e divertito della domestica che sta al gioco delle bambine. Ritengo dunque che l'opera non possa essere ambigua, il titolo stesso conferma l'impressione che qualsiasi osservatore avrebbe ponendosi di fronte al quadro: un giorno come un altro due bambine frugano nell'armadio della madre, indossano gli abiti più gonfi e pomposi e con la complicità della balia fanno una sorpresa alla madre intenta a ricamare. L'opera è perfettamente inserita nel quadro storico a cui appartiene: una famiglia borghese che può permettersi una domestica che cura la casa e le bambine, una donna che non lavora proprio perchè è "figlia del suo tempo" e quindi il suo compito è quello di essere moglie e madre e due bambine che giocano in casa anche perchè la loro situazione sociale ed economica non avrebbe gradito un gioco diverso da quello di "fare le signore per bene". La luce diffusa e il colore tenue e caldo, danno plasticità ed espressione alle figure ricche di vitalità, ma allo stesso tempo dolcezza, resa dai colori chiari ed uniformi. Il disegno è nitido con grande ricchezza di particolari che l'occhio coglie in tutte le parti del quadro, la linea è soprattutto verticale e dona ritmo all'osservazione, creando uno spazio essenziale, con una dimensione vera ed armonica.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Giulia Rossi

 Descrizione della sala:

Nella mia sala ho inserito due opere tratte dalla vita dei bambini: un momento ludico e l'insegnamento di qualcosa. Le ho scelte perchè esse possono essere facilmente presenti nella vita di ogni fanciullo, ed è ciò che caratterizza le loro giornate.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Evelina Ballati

 Descrizione della sala:

"Le bambine che fanno le signore", S. Lega Silvestro Lega rientra nella corrente dei Macchiaioli, un gruppo di artisti italiani attivo dopo il 1856. Questi pittori erano chiamati così perchè usavano dipingere “a macchie”. Essi volevano cogliere la realtà tramite macchie di colore distinte o sovrammesse ad altre macchie di colore perchè la luce stessa viene rinviata all'occhio come colore; questo colore che ci appare come una macchia è la nostra prima impressione. Coesione: la composizione è equilibrata in quanto lo sfondo della carta da parati e i motivi a bande del pavimento sono pacati rispetto alla vivacità data dalle vesti delle bimbe e della madre. Il gioco cromatico del chiaroscuro e la luce danno una parvenza reale alla scena. Coerenza: la scena è intima e molto vicina alla quotidianità di una famiglia qualsiasi, questo viene dato appunto dalla studiato equilibrio del colore e dalla luce. Situazionalità: i collegamenti che nascono dalla visione di quest'opera è che l'educazione e la cura dei bambini era affidata alle balie e alle donne in casa, infatti si nota la mancanza di una figura maschile nella rappresentazione. Ambiguità: personalmente mi rivedo nell'opera, soprattutto nella dimensione isolata e intima poichè anche noi, da bimbe, quando giocavamo a travestirci, lo facevamo in una stanza senza che nessun'altro potesse accedervi. "La scuola di Atene", Raffaello Il Rinascimento è famoso per la nuova percezione dell'uomo e del mondo, dove il singolo individuo è in grado di autodeterminarsi e di coltivare le proprie doti, recuperando le idee raggiunte nella facoltà umanistiche nel periodo classico greco-romano e mettendole a confronto con il Cristianesimo che continuava ad espandersi. In questi anni abbiamo la nascita di grandi artisti che faranno la storia dell'arte italiana, come Leonardo, Michelangelo e l'autore di quest'opera, Raffaello, che è stato fortemente influenzato dai personaggi appena elencati. Coesione: "La scena si svolge all'interno di un'architettura che possiamo immaginare a croce greca, inscritta in un deambulatorio quadrato con cupola centrale; l'asse della composizione determina la profondità e ampia spazialità." Al centro, evidenziati dalla luminosità, si trovano i due pilastri fondamentali del pensiero rinascimentale, Platone e Aristotele; attorno a loro, in posizioni studiatissime e rigorosamente coordinate con calcoli precisi, troviamo altri massimi filosofi e studiosi. Coerenza: Il pittore vuole rendere con la forza plastica, la potenza e importanza del pensiero dei due massimi filosofi greci, contrapposti per la loro mentalità, il mondo delle idee (dito in alto di Platone) contro il mondo delle esperienze (il dito rivolto verso il basso di Aristotele). Situazionalità: Il dipinto deve essere analizzato nel contesto in cui è inserito, ossia nella stanza della Segnatura, nel palazzo del Vaticano. L'opera è messa di fronte alla "Disputa del Sacramento" dove viene esaltata la Teologia e la Fede, mentre ne "la Scuola di Atene" viene analizzata la Filosofia. Tutto ciò per dire che l'uomo, grazie all'intelletto può comprendere il divino e il Vero, che si raggiunge attraverso la Fede-Teologia e la Scienza-Filosofia. Ambiguità: Quando ho visto per la prima volta quest'opera sono rimasta affascinata dalla sua armonia, tanto che non riuscivo a distogliere lo sguardo. Tuttavia se non si riceve la spiegazione si corre il rischio di perdersi nel piacere estetico senza leggerne il vero senso legato al suo contesto storico.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Evelina Ballati

 Descrizione della sala:

 Oggetti nella sala:

 Sala di Martina Navacchia

 Descrizione della sala:

Ho scelto di portare queste due opere nella mia sala bianca perchè sono le due opere che più mi hanno colpito e perchè credo che abbiano anche qualcosa in comune: come l'opera di Magritte fa riflettere sul potere dell'immaginazione, così l'installazione di Kren invita a ricordare come sia possibile aprire un vortice profondo e colorato “semplicemente” attraverso un libro. Scanner, Kren: Per quello che riguarda l’equilibrio della composizione, essa, a un primo sguardo, sembrerebbe “poco equilibrata” in quanto il senso che dà è quello della vertigine. Tuttavia, riflettendoci, credo che l’opera abbia una alta coesione interna: come un’opera architettonica ben costruita, l’installazione di Kren è stata attentamente studiata (nella sistemazione dei libri, così come nel gioco di specchi) per apparire come una sorta di “torre di Pisa che pende, che pende e non casca mai giù.” Quello che voglio dire è che, seppur il senso della vertigine rimanga (e debba rimanere), tuttavia i libri appaiono veramente come tanti mattoncini accuratamente posizionati e consolidati tra loro: il vortice ricorda sì il tunnel in cui casca Alice quando giunge al Paese delle Meraviglie, ma si tratta di un tunnel “stabile” e compatto, dove ci si può lasciar scivolare senza temere che i libri implodano finendo per sommergerti. Credo anche che l’opera sia assai coerente: il significato appare chiaro e lampante a chiunque abbia almeno una volta aperto un libro. Quest’opera, infatti, riesce a riassumere le infinite possibilità che un libro racchiude attraverso l’idea della vertigine, di quella apertura al possibile che viene concessa soltanto a chi ha il coraggio di “guardare giù”. È una vertigine simile a quella che si avverte in montagna, quando finalmente si arriva sulla cima del monte. È dunque una vertigine visiva, ma anche uditiva e olfattiva; chi è, del resto, che non ha mai annusato un libro, magari anche stampato di fresco? L’opera viene pensata appositamente per il Mambo, nel 2010. È dunque assolutamente recente ed intrisa di una contemporaneità in cui i libri spesso cedono il passo a giochi tecnologici quali game boy e play station, in cui la fiaba della buona notte va man mano scomparendo e in cui anche l’odore dei libri e la manualità del girare pagina vengono annullati dai digitali e-book. L’opera dunque non può esser letta a prescindere dalla situazione in cui “si installa”, e proprio tale situazione le conferisce ulteriore significato: questo potente vortice di libri potrebbe finire per chiudersi se non fosse costantemente alimentato dalla fantasia e dall’immaginazione degli uomini? Anche il libro potrebbe forse essere considerato come una specie protetta in via d’estinzione?

 Oggetti nella sala:

 Sala di Martina Navacchia

 Descrizione della sala:

Ho scelto di portare queste due opere nella mia sala bianca perchè sono le due opere che più mi hanno colpito e perchè credo che abbiano anche qualcosa in comune: come l'opera di Magritte fa riflettere sul potere dell'immaginazione, così l'installazione di Kren invita a ricordare come sia possibile aprire un vortice profondo e colorato “semplicemente” attraverso un libro. Scanner, Kren: Per quello che riguarda l’equilibrio della composizione, essa, a un primo sguardo, sembrerebbe “poco equilibrata” in quanto il senso che dà è quello della vertigine. Tuttavia, riflettendoci, credo che l’opera abbia una alta coesione interna: come un’opera architettonica ben costruita, l’installazione di Kren è stata attentamente studiata (nella sistemazione dei libri, così come nel gioco di specchi) per apparire come una sorta di “torre di Pisa che pende, che pende e non casca mai giù.” Quello che voglio dire è che, seppur il senso della vertigine rimanga (e debba rimanere), tuttavia i libri appaiono veramente come tanti mattoncini accuratamente posizionati e consolidati tra loro: il vortice ricorda sì il tunnel in cui casca Alice quando giunge al Paese delle Meraviglie, ma si tratta di un tunnel “stabile” e compatto, dove ci si può lasciar scivolare senza temere che i libri implodano finendo per sommergerti. Credo anche che l’opera sia assai coerente: il significato appare chiaro e lampante a chiunque abbia almeno una volta aperto un libro. Quest’opera, infatti, riesce a riassumere le infinite possibilità che un libro racchiude attraverso l’idea della vertigine, di quella apertura al possibile che viene concessa soltanto a chi ha il coraggio di “guardare giù”. È una vertigine simile a quella che si avverte in montagna, quando finalmente si arriva sulla cima del monte. È dunque una vertigine visiva, ma anche uditiva e olfattiva; chi è, del resto, che non ha mai annusato un libro, magari anche stampato di fresco? L’opera viene pensata appositamente per il Mambo, nel 2010. È dunque assolutamente recente ed intrisa di una contemporaneità in cui i libri spesso cedono il passo a giochi tecnologici quali game boy e play station, in cui la fiaba della buona notte va man mano scomparendo e in cui anche l’odore dei libri e la manualità del girare pagina vengono annullati dai digitali e-book. L’opera dunque non può esser letta a prescindere dalla situazione in cui “si installa”, e proprio tale situazione le conferisce ulteriore significato: questo potente vortice di libri potrebbe finire per chiudersi se non fosse costantemente alimentato dalla fantasia e dall’immaginazione degli uomini? Anche il libro potrebbe forse essere considerato come una specie protetta in via d’estinzione?

 Oggetti nella sala:

 Sala di valentina.bardi

 Descrizione della sala:

In questa sala possiamo ammirare due opere, la prima che voglio proporre è "Giochi di bambini" di Bruegel. E' un dipinto del 1560 che mette in scena circa 80 giochi. Per l'autore è stato possibile mostrare un numero così elevato di scene perchè ha applicato la prospettiva quattrocentesca, infatti il dipinto è popolato da gruppi di figure e personaggi singoli equilibratamente sparpagliati. Io proporrei quest'opera ai bambini in correlazione al programma di storia (anche per quel che concerne la storia personale, andando a intervistare nonni o parenti anziani), mettendo in luce e descrivendo le modalità di gioco del passato. Ho accostato a questa prima opera "Il domatore di leoni" di Calder per poter fare un confronto su come i bambini giocavano nel passato e come giocano nel presente. L'Opera è stata realizzata col fil di ferro, legno, corda e stoffa e appartiene alla corrente del Dadaismo. Il confronto con queste due opere può mettere in risalto le diversità dei materiali che si utilizzano nei giochi di oggi in paragone con i giochi del passato. Inoltre mostrando questa seconda opera è possibile sfidare la creatività del bambino proponendogli di realizzare un giocattolo con materiali di recupero (in questo modo sensibilizzando l'alunno stesso al problema ambientale). Con allievi un po' più grandi, proporrei un ulteriore riflessione su un'altra opera (non presente all'interno di questo sito) intitolata "La persistenza della memoria" di Salvador Dalì, in correlazione con i giochi dei giorni d'oggi. Ho pensato a quest'opera perchè può far riflettere su come la società d'oggi sia basata sul tempo e sulla frenesia, e anche i giochi d'oggi utilizzano molto questa dimensione, dove tutto deve essere agile e veloce, se si è lenti ci si annoia (basti pensare al mare di videogiochi che i negozi di giocattoli ci propongono). Sarebbe bello che i ragazzi apprezzassero anche attività dove non è necessario essere frenetici e raggiungere un obiettivo nel minor tempo possibile, piuttosto far gustare ai bambini il piacere che si prova nella realizzazione di un'opera nel corso del tempo, senza doversi preoccupare della barriera del tempo.

 Oggetti nella sala:

 Sala di mariachiarapetruzzo

 Descrizione della sala:

Il tema fondamentale dell'opera di Bruegel è sicuramente la meditazione sull'umanità, soprattutto contadina, ritratta in episodi quotidiani.A differenza degli italiani del Rinascimento, l'uomo per Bruegel e per i nordici in generale non gode della fiducia datagli dalla filosofia e dalla protezione divina, ma è sopraffatto dalla Natura e rimpicciolito nella sua impotenza e nell'indifferenza generale. Per questo i suoi soggetti non hanno niente di ideale, ma sono piuttosto scrutati nella loro forma reale, per certi versi iper-reale. Brueghel reinterpreta in questa opera in modo originale il tema dei giochi dei bambini che già nel Medioevo animava i codici miniati. Nel dipinto sono raccontati circa ottanta giochi riconoscibili, compiuti da bambini con il volto da adulti. Lo sguardo di Brueghel, il più influente pittore fiammingo del Cinquecento, è quello di un antropologo che osserva difetti, miserie, gioie e fatiche degli uomini con cosciente razionalità intellettuale. Le comunità brulicanti che Brueghel disegna, nelle piazze o nelle campagne, sono indaffarate a rappresentare allegorie, proverbi, giochi, immerse in una natura potente che le sommerge e le deforma. Anche I bambini dipinti da Brueghel non nascondono la loro “bestialità”. I loro volti grottescamente adulti rivelano la consapevolezza di doversi giocare con drammatica allegria la vita. L’amore per il dettaglio, tipico dei fiamminghi, ci permette di partecipare, di entrare in un mondo passato ma vivissimo. La storia diventa cronaca, attimo, istante in cui riconoscersi.in questa opera i colori sono accesi e la prospettiva è ben evidente. il quadro è come se fosse un fermo immagine di un video che da un momento all'altro si muoverà di nuovo.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Alice Alberti

 Descrizione della sala:

GIOCHI DI BAMBINI, BRUEGEL La tela presenta una grande quantità di fanciulli in un giorno di festa che, in modo quasi folle, invadono lo spazio di una grande piazza con i propri giocattoli e divertimenti. Sono raffigurati più di 80 giochi e passatempi differenti, si nota la semplicità dei giochi raffigurati, alcuni di chiara identificazione perché ancora attuali, altri, un pò meno riconoscibili. Le piccolissime figure, esercitano i loro giochi su più sfondi; la pittura ad olio su tela permette una finezza nei particolari che con altre tecniche risulterebbe impossibile. Vi è la presenza di zone in piena luce ed altre in ombra e l'utilizzo di macchie cromatiche del terreno, in contrasto con gli abiti dei fanciulli contribuiscono a rendere l'opera più varia e dinamica. Bruegel nel strutturare il dipinto ha seguito uno schema compositivo rigido e preciso, basato sugli studi di prospettiva quattrocenteschi che contribuiscono ad evitare la dispersività e danno coerenza al tutto. I bambini sono raffigurati con il volto di adulti, è sconcertante rilevare come su nessuno dei loro visi vi sia un'espressione di gioia o di allegria per l'atto giocoso. Vi sono varie interpretazioni di quest'opera, probabilmente l'intento dell'artista è quello di sottolineare l'inutilità delle azioni umane, svolte in maniera meccanica e senza alcuna soddisfazione; i giochi sono visti come un'imitazione della vita degli adulti, imitati sia nell'abbigliamento che nelle azioni. L'opera ci permette di entrare nel mondo dei bambini di secoli fa e di conoscere e capire meglio le loro attività ludiche, ci si può rendere conto di come in alcuni casi i giochi e giocattoli siano universali ed eterni, perchè uguali ieri come oggi. In mezzo tutti questi bambini mi sono rivista in alcuni giochi che anche io da da piccola ho fatto, come giocare con le bambole, fare le capriole o mosca cieca; altri giochi mi risultano invece sconosciuti. LA SCUOLA DI ATENE, RAFFAELLO L'affresco rappresenta celebri filosofi, matematici e altri grandi personaggi dell'antichità intenti a dialogare tra loro all'interno di un immaginario edificio classico. Al centro del dipinto troviamo Platone e Aristotele, i due principali filosofi dell'antichità a cui viene data maggiore importanza perché posti al centro della scena; sul piano di mezzo vi sono i discepoli che li seguono a lato. Colpisce la maestosità delle forme architettoniche, sullo sfondo si intravede il cielo attraverso l'apertura dell'edificio, la cui luminosità rappresenta anche il punto di fuga tra le due figure di Platone e Aristotele. Emerge la capacità dell'autore di rappresentare e organizzare composizioni molto complesse riuscendo comunque a mantenere un equilibrio compositivo a prescindere dal numero di personaggi rappresentati. Penso che la posizione dei personaggi, nonché le attività in cui sono impegnati creino una coerenza compositiva, le figure centrali di Platone e Aristotele attraverso i loro gesti esprimono il loro pensiero: Platone solleva il dito verso l'alto, indicando il mondo delle idee, mentre Aristotele distende il braccio destro col palmo aperto rivolgendosi verso il mondo terreno e alla volontà dell'uomo di studiare il mondo della natura. L'artista credo voglia rappresentare ognuno dei personaggi mentre si dedica ad una qualche attività mentale, a quello cioè, che sanno fare meglio e che li ha resi famosi. Vi è una sola donna nella scena e sembra essere l'unico personaggio con cui l'osservatore possa entrare in comunicazione. Da questo affresco può partire un lavoro sulla filosofia, sicuramente più adatto a ragazzi appartenenti alla scuola secondaria di secondo grado; si tratta di un' opera complessa che richiederà da parte del docente competenza e chiarezza, ma soprattutto entusiasmo per la disciplina, necessaria al fine di suscitare attenzione e interesse nei soggetti destinatari dell'azione didattica. L'affresco mi porta anche a riflettere sul ruolo della scuola, che nel passato come ai giorni nostri, è luogo d'istruzione ed educazione.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Roberta Balboni

 Descrizione della sala:

L'opera "L'educazione di Maria" di Rubens fa parte di un ciclo allegorico-encomiastico che illustra la vita di Maria Dé Medici e la sua concezione politica. Rubens, formatosi presso le principali corti italiane del primo '600 fu educato all'arte, al bello e alla grazia da perseguire secondo modelli ispirati ad un classicismo maestoso e sublime. La sua arte rappresenta l'archetipo del Barocco. La sua formazione artistica si evince da quest'opera la cui armonica composizione è resa dalla posizione dei soggetti al cui centro si trova Maria in situazione di apprendimento. Le tre Grazie, che restituiscono luminosità a tutto il dipinto, mostrano i loro corpi morbidi e tondeggianti che da soli danno movimento all'intera scena. Per il resto, i colori sono prevalentemente cupi nelle tonalità del rosso e del marrone e le altre figure, rispetto alle tre Grazie, rimangono in ombra. I cicli di Maria, realizzati nei modi tipici della pittura secentesca, uniscono tematiche allegoriche (gli attibuti che simboleggiano le Arti, Apollo, Minerva, ecc...)e ritratti. la seconda opera "Claude Renoir mentre gioca" fa parte di una serie di dipinti dell'artista Renoir che ritraggono bambini intenti a giocare.In questo dipinto, la luce splendente accentua lo sguardo e le labbra del fanciullo, mentre gli altri attributi sono meno evidenti. Renoir, padre fondatore dell'Impressionismo, fu un eccellente ritrattista dai modi delicati e dalle tonalità soffuse. Egli apprezzava la bellezza al punto di sentire l'urgenza irrinunciabile di fissare sulla tela il ricordo di tutto ciò che vedeva e che era vivo ed in quanto vivo era anche bello e meritevole di essere dipinto nella sua naturalezza e spontaneità. In quest'opera è evidente la gioia del piccolo Claude mentre gioca che risalta dalla luminosità e dagli effetti di colore impressi sulla tela. In effetti, tipica tecnica della pittura impressionista era stendere i colori puri accostandoli sulla tela, senza mescolarli sulla tavolozza per rendere il senso "vivo" dei soggetti ritratti. Roberta Balboni.

 Oggetti nella sala:

 Sala di giulia zampagna

 Descrizione della sala:

Personalmente trovo questo dipinto di Renoir affascinante e coinvolgente, del tutto inerente al tema che lo caratterizza:"giochi di fanciulli". Infatti come sottolinea il titolo del dipinto impressionista, troviamo raffigurato Claude, il figlio di Renoir, che gioca e ciò che traspare è una grande serenità e piacevolezza che il bambino prova nel giocare con le sue statuine. Questa armonia è data sopprattutto dalla luce vibrante e dal colore saturo, colori caldi e freddi che si mescolano assieme attraverso la pennellata rapida dell'artista che deve cogliere la prima impressione. Ciò che non mi coglie di sopresa è la connotazione intimistica che caratterizza questo dipinto, infatti Renoir era solito ritrarre persone in situazioni private e intime. Osservando questo dipinto mi affiorano subito alla mente tutte le teorie pedagogiche inerenti al gioco infantile, sopratutto quelle che sostengono la spontaneità del bambino nel giocare e l'importanza che esso ha nella sua crescita psico-fisica.

 Oggetti nella sala:

 Sala di jordi colobrans

 Descrizione della sala:

Siesta, Miro. -Questa opera è di principio del S.XX, dove il surrealismo,era in evoluzione e crescita. -L'azzurro è il colore principale dell'opera che si relaziona perfettamente con il nero i il bianco. A livello di righe Miro fa una mescola tra le righe molto rigide e delle molto morbide. -Con questa mescola può essere che l'autore vorrebbe farci vedere le due dimensione dell sogno: la rigidezza del corpo e la leggerezza dell'idee di un sogno, i pensieri. -Personalmente ci vedo la relazione e penso che l'opera espressa con molta precisione questo momento.

 Oggetti nella sala:

 Sala di AnaBravo

 Descrizione della sala:

La mia sala bianca servirà da contenitore di quelle opere e documenti che aiutano a modellarme artisticamente. Sono sicura che questo mi aiuterà molto per il mio futuro come insegnante per insegnare ai miei allievi la passione per l'arte e di utilizzare questo come un mezzo per esprimere idee, pensieri, emozioni, ecc.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Santini Gloria

 Descrizione della sala:

Klee – Tutto ciò che pende “L’arte non riproduce il visibile, ma rende visibile.” – Klee A prima vista, quest’opera sembrerebbe una forma di rappresentazione astratta, schematica, essenziale: ma una lettura più approfondita ci consente in realtà di cogliere un grande studio nella composizione del quadro, nonché una serie di richiami figurativi ben pensati (ad esempio la stella ebraica a sei punte). Una lettura più attenta ci consente di notare come tanto a livello cromatico quanto a livello spaziale, l’opera sia ben bilanciata, cioè, la figura centrale composta da linee scure semplici ed essenziali, si estende su uno sfondo chiaro in maniera uniforme, e gli oggetti figurativi sono posti all’interno in maniera da non creare spazi disomogenei: la macchia rossa in alto a destra è controbilanciata dalla figura in alto nera simile ad un uccello. Tale costruzione fa si che non rimanga uno spazio vuoto. Tutto lo spazio è accuratamente studiato e ogni cosa in esso raffigurata non è lasciata al caso. Il tratto non è realistico, ma del resto lo stesso Klee non vuole riprodurre il visibile: coerente con la sua filosofia “artistica” quest’opera mostra l’idea del “Pendere” nel senso di “essere appesi a qualcosa”, “dipendere da qualcosa”. Nel quadro sono presenti pochi colori ma significativi ed efficaci, e anch’essi come tutto ciò che è stato inserito nel quadro, sono pensati e irreali. Il quadro è essenziale e quasi emreneutico.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Francesca Tonti

 Descrizione della sala:

Scanner, Krén Ho deciso di inserire quest’opera nella mia sala bianca perché mi ha colpito sin da subito l’architettura e la bizzarria dell’opera. Guardando l’opera non si prova un particolare senso di equilibrio, ma piuttosto un senso di instabilità dato dal vuoto, dal senso dell’ignoto che appare a prima vista. L’unico senso di equilibrio è trasmesso da i diversi colori delle copertine dei libri: i mattoni che costituiscono questo muro senza fine, in realtà sono i nostri libri, quelli che ci hanno fatto sognare, dormire, divertire e che ci hanno portato in un vortice di emozioni nel quale le nostre menti potevano viaggiare senza limiti. Mentre l’uso delle linee conduce alla visualizzazione del classico libro, l’utilizzo dei colori così vivaci, dà l’illusione di poter specchiare le sfumature della propria vita nei colori utilizzati. L’opera, realizzata in questi anni, è una critica che l’autore esprime verso l’industrializzazione, un fenomeno che sta omogeneizzando le persone, le nostre menti che sono sempre più catturate da un mondo virtuale che limita pensiero e fantasia. Il messaggio che l’autore vuol trasmettere è, quindi, la paura dell’ignoto, di un futuro di cui non si sa il destino dei nostri vecchi amati libri, se avranno bisogno di essere rilegati, se potremmo ancora sfogliarli o meno. A mio parere, a questo senso dell’ignoto, l’autore, probabilmente inconsciamente, è riuscito ad affiancare un altro messaggio in forte contrasto con ciò che è il significato dell’opera: la torre di libri impilati l’uno sull’altro in un vortice interminabile, l’odore che rimandano, non sono altro che il peso della nostra cultura, l’importanza che i libri hanno e devono avere nella formazione. Da questo si può dedurre che l’artista è un amante della lettura, legato alla tradizione del libro cartaceo, che non vuole che le nuove tecnologie li sostituiscano perché sono ciò che l’hanno formato.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Francesca Tonti

 Descrizione della sala:

Scanner, Krén Ho deciso di inserire quest’opera nella mia sala bianca perché mi ha colpito sin da subito l’architettura e la bizzarria dell’opera. Guardando l’opera non si prova un particolare senso di equilibrio, ma piuttosto un senso di instabilità dato dal vuoto, dal senso dell’ignoto che appare a prima vista. L’unico senso di equilibrio è trasmesso da i diversi colori delle copertine dei libri: i mattoni che costituiscono questo muro senza fine, in realtà sono i nostri libri, quelli che ci hanno fatto sognare, dormire, divertire e che ci hanno portato in un vortice di emozioni nel quale le nostre menti potevano viaggiare senza limiti. Mentre l’uso delle linee conduce alla visualizzazione del classico libro, l’utilizzo dei colori così vivaci, dà l’illusione di poter specchiare le sfumature della propria vita nei colori utilizzati. L’opera, realizzata in questi anni, è una critica che l’autore esprime verso l’industrializzazione, un fenomeno che sta omogeneizzando le persone, le nostre menti che sono sempre più catturate da un mondo virtuale che limita pensiero e fantasia. Il messaggio che l’autore vuol trasmettere è, quindi, la paura dell’ignoto, di un futuro di cui non si sa il destino dei nostri vecchi amati libri, se avranno bisogno di essere rilegati, se potremmo ancora sfogliarli o meno. A mio parere, a questo senso dell’ignoto, l’autore, probabilmente inconsciamente, è riuscito ad affiancare un altro messaggio in forte contrasto con ciò che è il significato dell’opera: la torre di libri impilati l’uno sull’altro in un vortice interminabile, l’odore che rimandano, non sono altro che il peso della nostra cultura, l’importanza che i libri hanno e devono avere nella formazione. Da questo si può dedurre che l’artista è un amante della lettura, legato alla tradizione del libro cartaceo, che non vuole che le nuove tecnologie li sostituiscano perché sono ciò che l’hanno formato.

 Oggetti nella sala:

 Sala di christygiudice

 Descrizione della sala:

ANALISI FORMALE COESIONE: la luce illumina il volto del bambino dove vengono messi in rilievo lo sguardo e la bocca; lo sfondo avvolge la figura umana, le spennellate, cariche di colori dalle diverse tonalità fredde, danno l’idea di spazio indefinito che può fare pensare ad una parete domestica come pure ad uno spazio all’aperto; la figura del bambino è più definita sia nei contorni che nei colori; il tavolo, piano di appoggio per il gioco del fanciullo, torna ad essere più indefinito, mentre su di esso più definiti sono i giocattoli. Questo giocare tra senso di indefinito e definito mette sicuramente in rilievo il soggetto del quadro e il tema ad esso collegato (il gioco). Anche l’uso dei colori (contrasto tra colori freddi dello sfondo e caldi del bambino) ha questo scopo, nonché quello di trasmettere un senso di calore ed affetto nei confronti del soggetto che si sta ritraendo. Le linee morbide, arrotondate, mai spigolose avvolgono, contengono con la loro circolarità tutta l’immagine principale, trasmettendoci l’impressione di un momento di vita sereno, intimo, dolce. COERENZA: gli elementi espressivi utilizzati dal pittore (luce, colore, forme e linee) sono in coerenza con il significato che il pittore vuole dare alla sua opera: Renoir vuole dipingere istantanee di vita reale, cogliendo le persone nella loro intimità, da buon impressionista il suo interesse non è tanto rivolto alle forme quanto al colore che attraverso la sua intensità sa trasmetterci le sensazioni, le percezioni, la soggettività di chi ha realizzato la tela. SITUAZIONALITÀ: da questo quadro si potrebbe prendere spunto per andare alla ricerca di altri quadri che abbiamo come tema il gioco (oltre a quelli già presenti nel percorso del sito mi verrebbero in mente il quadro “Maya con bambola” di Picasso, “Bambina che corre sul balcone” di Balla, “Mistero e malinconia di una strada” di De Chirico…) oppure un altro percorso che si potrebbe intraprendere potrebbe essere quello del ritratto e qui si potrebbero “tirare in ballo” Modiglioni, Ricasso, Arciboldi, Mirò… AMBIGUITÀ: per lo svolgimento di questo punto riprendo ciò che avevo scritto nel primo commento libero che lasciava sicuramente più spazio all’interpretazione personale… Il quadro di Renoir attrae la mia attenzione in primo luogo perché tocca la mia sensibilità di mamma: è un tenero sguardo su di un figlio, in un momento di intimità domestica. L’occhio del genitore che si posa silenziosamente sul proprio bambino è sicuramente carico di affetto e di dolcezza e il pittore, a mio avviso, trasmette questa sensazione attraverso l’uso del colore e delle linee: i colori caldi usati per ritrarre il bambino, messi in rilievo dallo sfondo freddo, sicuramente trasmettono parte del calore paterno; anche le forme della figura umana così arrotondate, dalle linee curve e dolci, ci trasmettono un senso di serenità, di dolcezza e tenerezza. Il tema del quadro è stato per me l’elemento di attrazione principale, ma non si può non apprezzare anche lo stile, la tecnica con cui la tela è stata realizzata: le pennellate cariche di colore, le diverse tonalità, l’intensità delle tinte, lasciano a mio avviso una traccia molto profonda, una voglia di andare a vedere di presenza il quadro per poterne apprezzare meglio ogni singola sfumatura…

 Oggetti nella sala:

 Sala di Sandra Ruffoni

 Descrizione della sala:

"Classe di Danza", Degas La corrente dell'impressionismo interessa in particolare la Francia tra il 1860 e il 1880, si sviluppa in seguito alla trasformazione urbanistica della città di Parigi. Il gruppo impressionista nasce spontaneamente e nient'altro è che un gruppo di amici che hanno in comune un'unica passione, l'arte. Le loro tecniche si basavano sullo studio della luce e del colore, usando solo colori puri accostati a contrasto per dare loro più luminosità. Inoltre, le loro pennellate erano rapide e dirette, senza ricorrere ad un disegno preparatorio, cercavano di cogliere l'impressione momentanea e sfuggente. Il pittore francese Degas viene considerato una figura di primo piano del movimento impressionista, Degas si distingue dagli altri protagonisti mantenendo una posizione distinta, a parte, lontana dai problemi del gruppo impressionista: il plein-air; egli infatti rimane uno che afferma “l'aria che si respira in un quadro non è la stessa che si respira fuori” e la natura di Degas non è mai quella immediatamente derivante dalla sensazione visiva, ma il frutto complesso di studi, riflessioni e revisioni in momenti successivi. Nella sua opera “Classe di danza” osserviamo un gruppo di ragazze partecipanti a un corso di ballo disposte intorno ad un vecchio maestro, probabilmente alla fine degli esercizi, o durante una pausa, dal momento che nessuna sembra prestare molta attenzione all'insegnante: ognuna tiene una posizione diversa, nel disordine tipico che segue la conclusione di una lezione. Degas sceglie un angolo decentrato per inquadrare la scena e il forte scorcio è accentuato, oltre che dalla disposizione delle giovani, anche dalle linee oblique delle tavole del parquet e dalla superficie delle pareti. Degas utilizza colori tenui delicati: la luce è pallida, molto diseguale e illumina dolcemente l'ambiente, le vesti chiare, la pelle bianchissima delle allieve. Il tema delle ballerine è molto caro a Degas e rappresenta l'esigenza di fissare l'istantaneo, l'effimero, di cercare di cogliere il gesto al culmine della sua tensione insieme dinamica ed espressiva. "La scuola di Atene", Raffaello La “Scuola di Atene” di Raffaello è un affresco dipinto nel 1508 – 1511, che si trova nella “stanza della segnatura” presso i Musei Vaticani a Roma. L'opera risale all'epoca del pontefice Giulio II, un'epoca caratterizzata dalla riscoperta dei temi fondamentali della filosofia greca e del rapporto bene-bello. La composizione dell'opera è perfettamente simmetrica. Al centro dell'opera, inseriti in un contesto di architettura classica romana, possiamo osservare i pilastri portanti della filosofia greca, Aristotele e Platone, mentre intorno troviamo altri personaggi noti, soprattutto filosofi e scienziati di ogni epoca. In Raffaello non c'è alcuna volontà di storicizzare, bensì di creare una continuità filosofica esaltando la comune ricerca del bello che è anche bene. La prospettiva architettonica si osserva nella parte architettonica sia in alto che in basso, anche i personaggi che ci sono intorno seguono le linee di fuga di apertura della prospettiva e le linee di fuga convergono al centro esattamente in mezzo ai due personaggi principali. L'utilizzo del bianco con i toni del grigio attribuisce una grande ampiezza all'opera (evidente richiamo ai giardini e ai portici di Atene) e fa risaltare i personaggi caratterizzati invece da colori caldi e lucenti. Raffaello ha inserito la filosofia, che veniva generalmente considerata un argomento profano, all'interno di un contesto sacro.

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 Sala di michela

 Descrizione della sala:

"La chiave dei sogni", Magritte L'artista belga, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, era considerato uno dei più grandi esponenti della corrente del Surrealismo. Crea quest'opera nel 1935 , pochi anni prima del secondo conflitto mondiale.. e inserisce al suo interno le tematiche forti raccolte nel surrealismo, quali: l'importanza e centralità dell'amore nella vita umana, l'importanza di superare la razionalità attraverso i sogni e la follia, l'importanza di liberarsi dalle convizioni sociali, dagli stereotipi. Tutto questo è ben evidente osservando l'opera: parole e immagini sono contrastanti,incongruenti, ben divise in caselline, scritte e dipinte in modo pulito, usando pochi colori (prevalentemente il nero, il bianco e il marrone)e rappresentate in modo molto reale. Ciò che non si capisce allora è: che cosa c'entra il surrealismo,se gli oggetti vengono riprodotti in modo reale? Il surreale, qui, è il legame tra significato e significante, la parola non è l'immagine o l'immagine non è la parola (a seconda di cosa l'osservatore "legge" per prima). Magritte vuole spingere chi osserva ad interrogarsi sui codici e sui segni del nostro mondo e sulla loro arbitrarietà, facendoci riflettere sul modo in cui questi influenzano il nostro punto di vista e la nostra percezione della realtà e insegnarci attraverso la vista a sognare, inventare, andare oltre le cose reali e trasfigurarle,cambiare il loro significato, fare associazioni spontanee, libere, sciolte...proprio come un poeta gioca con le parole e la sua fantasia.

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 Sala di Manuela Alfieri2

 Descrizione della sala:

CLASSE DI DANZA. DEGAS. L'opera è stata realizzata dal pittore francese Degas, nel 1872, e si inserisce all'interno del movimento impressionista, una corrente artistica totalmente in contrasto con il metodo accademico di concepire l'arte in quel determinato periodo. L'opera rappresenta una lezione di danza in pieno svolgimento, accentuato è l'uso della prospettiva effettuata tramite le linee del pavimento che convergono in un unico punto, l'autore sceglie un angolo decentrato per inquadrare la scena è il forte scorcio è accentuato anche dalla posizione delle giovani ballerine. L'utilizzo della luce e dei colori è studiata in modo tale da rendere efficace la plasticità sia delle ballerine sia dell'insieme, Degas utilizza colori tenui delicati, la luce è pallida e illumina dolcemente l'ambiente, gli abiti chiari e la pelle bianchissima delle ballerine. L'equilibrio della composizione è dato da ogni singola allieva, particolare interesse suscita la ballerina nell'atto di compiere un passo di danza posta al centro dell'opera. Lo scopo che si prefigge l'artista è l'esaltazione della naturalezza, che in questo quadro è impressionata dai soggetti, le ballerine, le quali sono rappresentate nella massima naturalezza e spontaneità, come si può notare nell'atteggiamento di sconforto e rammarico della ragazza che poggia la testa al muro ma anche dal gruppo di ragazze che vocifera infondo alla sala, dall'anziano maestro che suona il violino, e dalle ragazze alla sbarra che provano i passi forse in attesa di una personale esibizione. Lezioni di danza è una fra le prime opere dell'autore a trattare il tema del ballo, Degas mostra un assidua e meticolosa attenzione al balletto, cerca di cogliere ogni possibile variazione sul tema, si susseguono innumerevoli disegni o pastelli di pose identiche o con minimi aggiustamenti e aggiunte, la visione tende a spostarsi dalle vedute d'insieme a gruppi isolati, consapevolmente distribuiti ed equilibrati, alla pose e ai gesti si contrastano e si equilibrano momenti di moto e attimi di pausa. Degas va dietro le quinte per mostrare il durissimo lavoro di studio ed esercizio delle ballerine, le sue lezioni di danza sono rappresentazioni di ballerine che si impegnano duramente per costruire infine la spontaneità della danza, paragonabile alla studiata costruzione delle opere di Degas che rendono la spontaneità di un momento.

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 Sala di francescaminghetti

 Descrizione della sala:

LA VIRA DI FAMIGLIA .DUBUFFET ANALISI FORMALE: -COESIONE: le linee di contorno sono tutte curve,morbide. Il nero dei contorni e il blu e il rosso del riempimento formano un contrasto notevole,nell'insieme il quadro risulta più scuro che chiaro. -COERENZA: a colpo d'occhio,senza aver letto il titolo del quadro,sinceramente non ho pensato al tema della famiglia.Penso però che sia una bellissima metafora per spiegare gli "incastri" quotidiani, a volte "forzati" delle famiglie di oggi.I rapporti con le altre persone sono veri e proprio incastri,arrotondamenti,aggiustamenti.. -AMBIGUITà:per mia esperienza personale,avendo 4 sorelle e vivendo quotidianamente confronti e scontri con loro,mi ritrovo piacevolmente d'accordo con l'idea di famiglia come puzzle:siamo tutti profondamente legati e interdipendenti l'uno dall'altro...e la mancanza di un tassello può cambiare di molto la situazione! -COLLEGAMENTI:un'attività pratica che proporrei nell'analisi di questo quadro è quella di ritagliare lungo i contornin ogni singolo pezzo del puzzle e poi cercare di ricomporlo, oppure ricalcare i contorni e scegliere altre tecniche o colori di riempimento,inoltre proporrei un analisi e confronto di diversi critici nei confronti dello stesso quadro,chiedendo agli alunni in quale pensiero si ritrovino di più. DONNA CHE LEGGE,PICASSO ANALISI FORMALE: -COESIONE:linee morbide,colori caldi e molto espressivi -COERENZA:i colori caldi rendono l'idea della piacevolezzae del rilassamento che può portare la lettura di un libro. In contrasto però il suo sguardo che la fa sembrare "assente", distratta,quasi non coinvolta nella lettura.. -AMBIGUITà: osservando il quadro prima di leggere l'approfondimento, ho avuto l'impressione che la donna fosse annoiata dal leggere, non particolaremnte interessata..mi ha dato addirittura l'idea che lo stesse facendo perche "obbligata" a farlo, e che in realtà avrebbe preferito fare qualsiasi altra cosa.. In realtà "la donna è in una pausa di riflessione,lo sguardo è rivolto all’interno di sé la donna non legge più: è già altrove, la lettura è diventata esperienza". Quindi capisco il perchè dello sguardo così rapprensentato,anche se , per evitare "incomprensioni" io lo avrei rappresentato in modo diverso. -COLLEGAMENTI:attività in riferimento alle forme geometriche, rielaborazione dei colori (trasformazione dei colori caldi in freddi e dei freddi in caldi),analisi e condivisione dei pensieri degli alunni e attività pratica: "tu come lo avresti rapprensentato?"

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 Sala di Giulia Righini

 Descrizione della sala:

Siesta, Mirò Il dipinto “Siesta” è dimostrazione del fatto che la pittura di Joan Mirò intorno agli anni 20 si sia trasformata avvicinandosi alla corrente del surrealismo. In un momento storico di forti e violenti contrasti dovuti al primo conflitto di livello mondiale si fa strada un nuovo movimento artistico e letterario in cui il sogno e l'inconscio ottengono un ruolo fondamentale: Andrè Breton, nel manifesto surrealista, lo definisce “automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”. Sembra esserci la volontà di perdere ogni contatto con la realtà, di allontanarsi dalla quotidianità caotica e confusa per lasciarsi andare alla tranquillità del sonno e dell’immaginazione. L’opera “Siesta” racchiude in sé tutto questo: l’azzurro, le linee morbide e sottili, trasmettono equilibrio ed armonia nella struttura del dipinto e serenità e calma nelle percezioni di chi osserva il quadro. Il titolo del dipinto è a mio parere perfettamente adatto a trasmettere l’idea di volersi ritagliare un momento di pace per sé lasciandosi la crudele realtà del presente alle spalle. Sobrietà e semplicità rimandano al segno grafico di un bambino, ad un disegno fatto da chi vive in un mondo ancora ricco di fantasia e di sogni, lontano da una realtà ricca di disordine e conflitti: mi sembra un’arte modesta e senza pretese ma capace di trasmettere tanto a chi sa guardare con il giusto sguardo.

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 Sala di Silvia Bezzi

 Descrizione della sala:

Il nome della mia sala è “Vita, Lavoro, Gioco e Fiaba: Natura inscindibile dell’essere umano”.La sala ha per ora al suo interno varie opere: “La vita di famiglia”(1963) di Jean Dubuffet, “Fiaba” di Tadini, “Scanner” di Krèn e “La scuola di Atene” di Raffaello. Opere molto differenti tra loro ma accomunate da intrecci di rapporti, tra forme, colori, libri e personaggi storici. Tutte possono essere accomunate dalla naturalezza dell’essere umano, adulto o meno, di entrare in relazione tramite le proprie idee, pensieri e corporeità con quelle/i di altri soggetti.

 Oggetti nella sala:

 Sala di chiarap

 Descrizione della sala:

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 Oggetti nella sala:

 Sala di Francesca

 Descrizione della sala:

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 Oggetti nella sala:

 Sala di elena.massari

 Descrizione della sala:

La musa, di Picasso è stata realizzata nel 1935 e fa parte di un insieme di quadri tutti raffiguranti donne che leggono. Quest'opera potrebbe essere inserita all'interno di un'aula scolastica, poichè sottolinea l'importanza della lettura condivisa; momento che non deve mancare nell'esperienza di ogni bambino. I due protagonisti del quadro sono così presi, rapiti verso un altrove sconosciuto, al punto che nulla è più importante dello scorrere delle parole nemmeno ciò che s'indossa. Leggere insieme è un momento di crescita reciproca e aiuta a rendere più saldi i rapporti. Ogni insegnante dovrebbe creare un tempo in cui possa avvenire questo. La seconda opera appositamente pensata per il MamBo rappresenta una torre di libri che si erge all'interno di una sala del museo. Ho pensato che quest'opera possa essere installata in una biblioteca, all'interno dello spazio riservato ai ragazzi poichè, attraverso la vertigine che suscita, stuzzica subito il desiderio di aprire un libro; gesto sempre più raro tra i ragazzi di oggi.

 Oggetti nella sala:

 Sala di sara guardi

 Descrizione della sala:

Libri Sogni Azzurro

 Oggetti nella sala:

 Sala di Costanza

 Descrizione della sala:

 Oggetti nella sala:

 Sala di ambra fiorani

 Descrizione della sala:

 Oggetti nella sala:

 Sala di Irene Cavicchioli

 Descrizione della sala:

 Oggetti nella sala:

 Sala di Martina Bonacorsi

 Descrizione della sala:

Ho inserito nella sala "Donna che legge" di Picasso e "Claude Renoire mentre gioca" di Renoir. PICASSO: Quest’opera appartiene alle opere create da Picasso negli anni ’30. In questi anni Picasso torna ad utilizzare uno spirito ambivalente e poliedrico che contrassegna tutte le fasi della sua arte dopo il breve periodo rosa (1905-1907 : stile più allegro ravvivato dai colori rosa e arancione; i soggetti raffigurati sono principalmente arlecchini, saltimbanchi, acrobati). Durante questi anni Picasso crea opere riguardanti momenti di vita intima e privata, rappresentando ragazze sole davanti allo specchio oppure donne che leggono o scrivono. In questa tela Picasso ritrae una donna che legge: in particolare l’autore in questo quadro vuole rappresentare la riflessione dopo una lettura, la lettura che diventa esperienza e che si integra con la nostra esperienza. Osservando il quadro notiamo infatti che la donna non sta guardando il libro, aperto sulle sue gambe ma non su una pagina particolare. La testa della donna è appoggiata sulla mano, lo sguardo è assente: si capisce perfettamente che la donna sta riflettendo. A questo proposito direi che il quadro mostra una perfetta coerenza. Analizzando questo quadro si potrebbe affrontare uno studio delle forme e dei volumi e anche uno studio sull’espressività del colore. I fiori del vestito della donna ricordano i fiori di Matisse; in particolare il viso della donna assomiglia leggermente al viso della donna ritratta da Matisse in “Blue Nude”. RENOIR: Questo quadro di Pierre-Auguste Renoir fu fatto quando il pittore aveva 65 anni e ritrae suo figlio di cinque anni, Claude Renoir, mentre gioca con dei pupazzetti. Pierre-Auguste in questo periodo era un pittore già affermato e massimo esponente dell’impressionismo. A causa di frequenti attacchi di reumatismi si trasferì da Parigi (in cui viveva dall’età di 3 anni) nel sul della Francia dove era presente un clima più mite. La residenza Cagnes-sur-Mer è oggi un museo. In quest’ultimo periodo della sua vita (morirà a 78 anni a seguito di una polmonite) ritrae spesso e volentieri i suoi figli, mentre giocano, leggono, dipingono o fanno musica. Probabilmente si dedica a ritratti di vita familiare anche perchè a seguito dell’aritrite è costretto a stare seduto su una poltrona in quanto ha difficoltà a camminare. In questa tela notiamo appunto Claude che gioca con dei pupazzetti, o meglio, dei soldatini. Ad una prima analisi superficiale il bambino ritratto nella tela sembrerebbe una bambina: ha la veste rossa, lunghi capelli dorati tenuti insieme da un nastrino di seta. Capiamo che è un bambino solo dal fatto che sta giocando con dei soldatini (giochi non consoni in quegli anni per una bambina). Osservando meglio il quadro si può notare che i soldatini si trovano su una specie di “palco”: in quegli anni infatti i bambini spesso creavano giochi con quello che avevano in casa: in questo caso Claude ha creato, con quello che probabilmente è cartone, una piccola scenografia per i suoi soldati. Il quadro è coerente con ciò che l’autore vuole rappresentare: si capisce fin da subito che il bambino sta giocando e che probabilmente ha creato una storia attraverso la quale dar vita ai suoi giocattoli. Se osserviamo lo sfondo in cui Claude è inserito notiamo che esso non è definito: questa tecnica di creare sfondi in cui i colori vengono mischiati è spesso utilizzata da Renoir e si può osservare anche nella tela “Jeunes Filles au piano”. Il modo di dipingere i volti è poi molto caratteristico: Renoir accentua gli occhi e le labbra, i quali vengono risaltati da molta luce. In questo quadro c’è anche un contrasto tra colori caldi (es. la veste, i capelli) e freddi (lo sfondo realizzato con larghe pennellate di azzurro e viola). Questo quadro sarebbe perfetto per fare un laboratorio con bambini tra i 6 e i 9 anni: si potrebbero fare considerazioni sui giochi di un tempo, le mode e le tradizioni e uno studio sui colori caldi e freddi. In questo modo si potrebbe promuovere la conoscenza artistica partendo da ciò che i bambini conoscono meglio ovvero il gioco.

 Oggetti nella sala:

 Sala di chiara masarati

 Descrizione della sala:

Ho deciso di intitolare la mia sala, "l'arte a misura di bambino" perché in essa ho deciso inserire opere che esprimono ciò che il bambino è realmente.. La "siesta" di Mirò esprime quella tranquillità che si ritrova in ogni bambino nell'ora del riposino. Ho scelto l'opera di Renoir perché, oltre ad avere come protagonista suo figlio, è riuscito, con larghi colpi di pennello, a raffigurare quella semplice serenità quotidiana che caratterizza il bambino nell'ora del gioco.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Giulia Barbieri

 Descrizione della sala:

Il disegno di questo bambino: "Casa tra i campi" mi ha maggiormente colpita, per la sua nitidezza... per il suo tratto deciso che sta a simboleggiare, a mio parere, il metodo d'insegnamento del maestro Moroni: il passare prima dal concreto (osservazione), all'atto del disegno. Si nota la familiarità del bambino, con questi scenari di vita quotidiana. Come possiamo vedere vi è sia il galletto, il gatto sul tetto e diversi frutti/verdure che probabilmente l'autore conosce bene. In queste opere salta all'occhio, la passione che dedicava agli allievi il maestro: si nota soprattutto dalla cura che ci mettono i bambini nel disegnare: dei piccoli e veri propri pittori.

 Oggetti nella sala:

 Sala di Arianna Pasini

 Descrizione della sala:

In questa sala ho inserito due opere che non avevo mai visto prima, cogliendo l'occasione del "lavoro" online per cogliere stimoli visivi nuovi. Sono due opere realizzate nel XX secolo, uno dei periodi di tempo meno scontati e banali dal punto di vista artistico, ma purtroppo meno affrontati dai programmi scolastici. Ho cercato di dare una lettura onesta, nonostante non trovi facile coniugare i quattro punti di analisi dell'opera d'arte forniti dall'insegnante (coesione, coerenza, situazionalità e ambiguità). Solitamente le opere d'arte suscitano in me l'approfondimento dei punti coesione e ambiguità, poichè ogni opera "parla" e "parla" in modo diverso ad ogni persona.

 Oggetti nella sala:

 Sala di deborah barbaglia

 Descrizione della sala:

LEGGERE LA MERAVIGLIA La mia pagina è un omaggio alla lettura, il libro come elaborazione artistica che immerge in un viaggio straordinario (extra-ordinario) ben rappresentato dall'opera di Krén "Scanner". L'impatto è forte, è come se venissimo trascinati in un vortice che ci trasporta nel magico mondo di Oz. Riflettendoci, è proprio questo che avviene quando prendiamo tra le mani un libro, e iniziamo a sfogliare le sue pagine proiettandoci in una nuova dimensione attraverso la lettura. Il libro quindi come opera d'arte: il tocco delle sue pagine, l'odore acido delle copertine nuove e quello vissuto delle produzioni antiche. E quindi le emozioni che suscitano le parole scritte. La letteratura per infanzia propone mondi incantati e avventure fantastiche, dilatando in questo modo lo sguardo del bambino e rispondendo ai suoi bisogni di conoscenza. Mi ricollego allora, all'area dedicata a Maurice Sendak e in particolare ad una delle sue opere più famose: "Nel paese delle creature selvagge". Questo libro, nel corso della storia, sostituisce man mano le parole con l'immagine che s'ingrandisce giungendo ad occupare tutto lo spazio possibile, come se l'immaginazione del protagonista ci sommergesse. Un libro emozionante nella sua semplicità, ovvero nella genuinità dello sguardo infantile. Il bambino percorre nella fiaba, sentieri tortuosi che lo portano ad affrontare grandi sfide per crescere. Lontani dalla grigia quotidianità dell'adulto, il bambino inizia un viaggio verso mondi altri e meravigliosi.

 Oggetti nella sala:

 Sala di MartinaRocca

 Descrizione della sala:

LA SALA DEGLI INTERESSI: Questa è "la sala degli interessi qualunque di un artista qualsiasi".E' la sala dell'immersione e del collegamento; è la sala dell'interpretazione; Ogni visitatore dal momento che varca la soglia di questa sala diviene artista. Gli oggetti non hanno una collocazione predefinita, in quanto siamo noi a focalizzarli nella posizione che riteniamo più idonea sulla base dei nostri interessi personali. E' così che ogni oggetto artistico assume una valenza significativa per chi lo osserva. Osservandolo si impara a conoscerlo e conoscendolo si intuisce l'intimo legame che lega queste tre opere.

 Oggetti nella sala: